Il fegato: un organo indispensabile e cruciale per la nostra sopravvivenza

Il fegato rappresenta la ghiandola di maggiore dimensione all’interno del corpo umano, pesando oltre 1,5 kg e svolgendo funzioni essenziali per la nostra salute.

Il sangue che fuoriesce dallo stomaco e dall’intestino non si dirige direttamente al flusso sanguigno venoso per raggiungere il cuore, ma viene invece indirizzato al fegato attraverso una rete estremamente densa di piccoli vasi sanguigni chiamati capillari, che alla fine si uniscono alla vena porta.

Il fegato opera come un filtro, rimuovendo e purificando le sostanze pericolose dal sangue proveniente da entrambe queste fonti, mantenendo i nutrienti necessari per il processo metabolico.

Successivamente, i nutrienti vengono immagazzinati e utilizzati per produrre energia e calore, prima di essere immessi nella circolazione sanguigna tramite le vene sovraepatiche e la vena cava, e diffondersi in tutto il corpo.

Questa meravigliosa ghiandola svolge una funzione metabolica ininterrotta e la sua attività produce anche calore, contribuendo al mantenimento della temperatura corporea.

Il fegato è una sofisticata fabbrica chimica lavora in silenzio nel nostro corpo. E’ un organo forte e capace anche di guarire da sé… entro certi limiti.

1. DAI LOBI AI LOBULI

titolo1-300x180

Nella storia delle civiltà umane il fegato è presente più di quanto potremmo pensare.

Per Platone, per esempio, era la dimora dei sentimenti più cupi e anche il Talmud, testo sacro dell’ebraismo, lo indica come la sede della rabbia.

Per i Persiani e gli Indù, invece, era il simbolo del coraggio (e tuttora, anche in Occidente, si dice “avere fegato”). Mentre nell’antica Roma gli aruspici lo scrutavano per predire il futuro. 

Eppure, a dispetto dell’importanza che ha avuto nelle culture del passato, oggi quest’organo è quasi dimenticato.

Fate voi stessi la prova: sapreste dire a che cosa serve il fegato? E perché l’insufficienza epatica acuta (ovvero, l’improvvisa cessazione delle sue funzioni) è un’emergenza medica grave che porta a morte, se non è trattata tempestivamente?

Il fegato è un organo cruciale per la nostra sopravvivenza, paragonabile in importanza al cuore, ai polmoni e ad altri organi vitali. Si stima che all'interno del fegato ci siano almeno 500 processi biochimici che sono essenziali per il corretto funzionamento del nostro corpo.

Situato nel mezzo del torace, sotto il diaframma, questo organo è come una sofisticata fabbrica chimica che svolge molteplici funzioni: aiuta nella digestione, contribuisce alla produzione di energia a partire dal cibo, elimina le sostanze tossiche dal nostro corpo, sintetizza proteine importanti e funge anche da magazzino di sostanze utili come vitamine, minerali e riserve di energia.

Con un peso di circa un chilo e mezzo, il fegato è il nostro organo più grande dopo la pelle.

Strutturalmente è suddiviso in 4 lobi – due più grandi e due più piccoli – formati a loro volta da unità funzionali chiamate lobuli, larghi poco più di mezzo millimetro e lunghi 2, che hanno la forma approssimativa di un esagono.

Si stima che nel fegato ci siano circa 100.000 lobuli, ciascuno dei quali contiene ciò che serve per svolgere tutte le funzioni dell’organo.

2. L’ORGANO CHE RIGENERA

titolo2-300x180

Nel fegato sono presenti due tipi di cellule: quelle di Kupffer servono a eliminare dal sangue i globuli rossi vecchi, così che possano essere sostituiti da altri più efficienti; gli epatociti, molto più numerosi, svolgono tutte le altre funzioni e sono anche responsabili della straordinaria capacità che l’organo ha di ricrescere quando viene danneggiato da incidenti o malattie.

La rigenerazione del fegato è nota fin dall’antichità, come testimonia il mito di Prometeo, il titano amico del progresso che rubò il fuoco a Zeus per donarlo agli uomini.

Per punire l’affronto, il re degli dèi ordinò che il poveretto fosse incatenato a una rupe e tormentato ogni notte da un’aquila, che gli divorava il fegato.

Alla mattina però l’organo era già completamente rigenerato e questo rendeva il supplizio potenzialmente eterno (dopo 30 anni comunque Zeus lo perdonò).

Nella realtà, la rigenerazione avviene in 5-7 giorni e coinvolge una serie di meccanismi molecolari che fanno sì che le cellule epatiche “percepiscano” il danno al tessuto e si attivino per ripararlo, avviando una moltiplicazione che si arresta (non è ben chiaro come) quando l’organo ha riguadagnato le dimensioni iniziali.

In seguito a interventi di rimozione chirurgica di parti di fegato (dovuti per esempio alla necessità di asportare tumori), è stato osservato che il processo è in grado di rigenerare anche il 75% della massa dell’organo, che torna poi a funzionare normalmente.

Questa capacità ha reso possibile il trapianto di fegato da vivente. In caso di necessità, se non è disponibile un organo, è infatti possibile prelevare una parte del fegato da un donatore vivente e trapiantarla in chi ne ha bisogno.

In Italia, il primo intervento di questo tipo è stato eseguito all’Ospedale Niguarda di Milano nel 2001, quando un figlio trentaduenne donò parte del suo fegato al padre, salvandolo.

Oggi, dei circa 1.400 trapianti di fegato eseguiti ogni anno in Italia, una quarantina è fatta da vivente, mentre circa il doppio utilizza un organo prelevato da cadavere, che viene però diviso in due parti così da poter salvare due vite.

3. UN SOLO PRODOTTO, TANTE FUNZIONI. IL MAGAZZINO DEL NOSTRO CORPO

titolo3-300x180

Il fegato compie gran parte delle sue funzioni attraverso la produzione della bile. Il colore verdognolo di questo fluido è dovuto alla presenza di bilirubina, una sostanza derivata dall’emoglobina dei globuli rossi degradati dalle cellule di Kupffer.

Leggermente basica, la bile contiene anche le sostanze derivate dai processi di detossificazione dell’organismo operati dagli epatociti, che sono veri e propri spazzini capaci di demolire e rendere innocue molte molecole tossiche (fra cui l’alcol assunto con le bevande), ma anche i farmaci e gli ormoni che hanno completato la loro attività.

L’alcol, in particolare, danneggerebbe il cervello se non fosse inattivato a livello del fegato. L’enzima che lo scompone, chiamato alcol deidrogenasi, non è però presente fino ai 16-18 anni (e questo è il motivo per cui fino a quell’età è meglio non bere) e ha dei limiti, perché non può metabolizzare quantità eccessive di alcol.

Una volta prodotta, la bile arriva alla cistifellea, un piccolo organo situato sotto il fegato, e da qui raggiunge l’intestino e viene infine eliminata con le feci, non prima però di aver svolto un altro compito importante.

I sali biliari, infatti, sono emulsionanti e frantumano in piccole goccioline i grassi assunti con il cibo, favorendone la digestione.

La comunicazione fegato e apparato digerente avviene nei due sensi. La vena porta è infatti un grosso vaso che collega l’intestino all’organo, veicolando qui tutte le molecole che derivano dalla digestione degli alimenti.

Gli epatociti usano gli zuccheri per ricavare energia e, se questa è sufficiente, li immagazzinano sotto forma di glicogeno, un carboidrato che l’organismo sfrutterà quando ne avrà bisogno.

In modo simile, le cellule del fegato possono ricavare energia dagli amminoacidi delle proteine e dai grassi, oppure possono utilizzare queste molecole per sintetizzare altre sostanze di cui il corpo può aver bisogno.

Fra queste, ci sono per esempio alcune proteine del sangue come il fibrinogeno e la protrombina, essenziali alla coagulazione.

Il fegato, infine, accumula vitamine e minerali come il ferro e il rame, di cui l’organismo può disporre in caso di necessità.

Ecco dunque i motivi per cui il fegato è così importante e perché dobbiamo prendercene cura: la capacità rigenerativa degli epatociti, infatti, non può far fronte a qualsiasi danno. Nella foto sotto, la struttura anatomica del fegato.

4. DANNI DA PREVENIRE

titolo4-300x180

Del resto, ogni anno, nel mondo, la cirrosi epatica uccide circa un milione e mezzo di persone, mentre il tumore del fegato fa un altro mezzo milione di vittime.

Entrambe le malattie sono spesso il risultato di un danno al fegato prolungato negli anni, che deriva dall’assunzione di sostanze tossiche – soprattutto l’alcol –, oppure da epatiti, le malattie infettive causate da virus che colpiscono in modo specifico gli epatociti, oppure, più raramente, determinate da certi farmaci.

Il paracetamolo, molto utilizzato proprio perché solitamente è ben tollerato, è uno di questi.

Prevenire le malattie del fegato è tuttavia possibile, anche considerando che l’organo stesso è un nostro potente alleato, vista la sua capacità di rigenerare. 

Non eccedere con gli alcolici e vaccinarsi contro le epatiti per cui è disponibile il vaccino sono le precauzioni più importanti, ma va posta attenzione anche ad altre abitudini e stili di vita.

Alcune epatiti, infatti, si possono contrarre attraverso rapporti sessuali non protetti, o anche da frutta e verdura lavata male o da frutti di mare consumati crudi.

Mentre negli anni recenti gli esperti hanno più volte richiamato l’attenzione su trattamenti estetici, piercing e tatuaggi eseguiti in condizioni igieniche non ottimali che possono avere pesanti conseguenze.

In Italia, nel 2022, sono stati ricondotti a queste procedure quasi la metà dei casi di epatite B e circa un terzo di quelli di epatite C.

 

UNA CURIOSITA': LA LEBBRA FAVORISCE LA RIGENERAZIONE?
Ammalarsi di lebbra per salvare il fegato? È una terapia che nessun medico consiglierebbe, eppure il batterio che provoca la lebbra (Mycobacterium leprae) ha la strana capacità di far crescere il fegato in modo sano e senza causare tumori. Lo ha scoperto Anura Rambukkana, dell’Università di Edimburgo, dopo aver notato che gli armadilli infetti con questo patogeno avevano un fegato ingrossato ma sano.
Infatti, come scritto su Cell Reports Medicine, il batterio altera la regolazione dei geni nelle cellule epatiche, facendole regredire a uno stato simile a quello embrionale, così che si moltiplichino dando al batterio più spazio in cui nascondersi e riprodursi.
La scoperta potrebbe permettere di individuare un modo per far ricrescere il fegato, quando le capacità rigenerative proprie dell’organo non sono più sufficienti.





5. CONOSCERE LE EPATITI PER SALVARE IL FEGATO

titolo5-300x180

- EPATITE A
Virus: HAV
Come si prende: da molluschi crudi o poco cotti, frutta e verdura lavate male. A volte si trasmette per via sessuale.
Decorso: si manifesta a 15-50 giorni dal contagio con debolezza, febbricola, nausea e dolore addominale. Passa da sé nell’arco di qualche settimana e non cronicizza mai.
Vaccino: consigliato a chi si reca dove è molto diffusa.

- EPATITE B
Virus: HBV
Come si prende: rapporti sessuali non protetti; tatuaggi, piercing, pedicure e manicure eseguiti in scarse condizioni igieniche; uso di stupefacenti (siringhe).
Decorso: spesso asintomatica, può però dare debolezza, malesseri, dolori addominali. Nel 5-10% dei casi diventa
cronica ed evolve in cirrosi o tumore del fegato. La forma cronica si tratta con antivirali.
Vaccino: sì.

- EPATITE C
Virus: HCV
Come si prende: dal contatto con sangue di persone infette. Da evitare: tatuaggi, piercing, pedicure e manicure eseguiti in condizioni igieniche scarse; uso di stupefacenti
(siringhe).
Decorso: spesso asintomatica, a 1-3 mesi dal contagio può dare febbre, nausea, ittero, malessere, dolori addominali. Nel 30% dei casi cronicizza favorendo cirrosi, insufficienza epatica e tumore. I nuovi antivirali sono molto efficaci.
Vaccino: no.

- EPATITE D
Virus: HDV. Il virus si replica solo se è presente anche HBV, per cui chi ha l’epatite D ha certamente anche la B.
Come si prende: tatuaggi, piercing, pedicure e manicure eseguiti in condizioni igieniche inadeguate; uso di stupefacenti (siringhe), rapporti sessuali con persone affette da epatite B.
Decorso: spesso asintomatica, entro 3 mesi dal contagio può dare dolori muscolari e addominali, febbre, malessere, alterazioni di feci e urine. A volte cronicizza ed evolve in cirrosi e insufficienza epatica.
Vaccino: no, ma il vaccino contro l’epatite B protegge anche dalla D

- EPATITE E
Virus: HEV
Come si prende: da acqua, frutta e verdura contaminate.
Decorso: malessere, ittero, febbricola, nausea, dolore addominale a 15-60 giorni dal contagio. Quasi mai cronicizza.
Vaccino: no








Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo con i tuoi amici su Facebook
Hai qualche idea per un articolo su BEST5? Vai alla pagina dei suggerimenti e libera la tua fantasia!