10 specie invasine molto pericolose che stanno colonizzando l’Italia

30C’è la cimice asiatica, che ha succhiato la polpa di pere, mele e molti altri frutti, lasciandoli poi deperire nei campi.

La Drosophila suzukii, un moscerino lungo 2 millimetri, depone le sue uova nelle ciliegie, nelle bacche di mirtilli e negli acini d’uva: ne ha messo in ginocchio i raccolti in molte zone.

E la cocciniglia tartaruga, che ha succhiato la linfa dei pini, facendo strage di alberi sulle coste e in città.

Sono solo alcuni dei problemi causati, in Italia, da un esercito di invasori invisibili: gli invertebrati e i microrganismi “alieni”, ovvero insetti, acari, nematodi, funghi, batteri e virus arrivati in Italia da altri continenti.

 

L’ultimo intruso a essere scoperto è stata la zanzara coreana (Aedes koreicus), nel Nord Italia: riesce a sopravvivere anche al freddo, e desta preoccupazione perché potrebbe trasmettere virus patogeni.

Le specie invasive, così sono pure chiamate, quando arrivano in un nuovo territorio dove non incontrano avversari naturali, si diffondono senza limiti, causando danni, malattie e devastazioni.

E, vista la piccola taglia, è difficile accorgersi del loro arrivo: spesso il loro impatto diventa evidente solo quando si sono ormai diffusi in ampie zone causando danni irreparabili.

Basti pensare, per fare un esempio, che in un anno una sola coppia di cocciniglie tartaruga può generare miliardi di discendenti.

Ecco i più devastanti insetti, ragni e microrganismi di altri continenti che stanno colonizzando l’Italia. Facendo strage di piante da frutto e ornamentali (e danni miliardari).

 

1. COMMERCIO E CLIMA

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Ingenti i danni economici: secondo Coldiretti, insetti e microrganismi alieni hanno causato in Italia oltre un miliardo di euro di danni nel 2020.

Che si aggiungono a quelli degli anni precedenti. Ed è una stima al ribasso. Gli scienziati ritengono che in Italia siano arrivate quasi 1.700 specie aliene negli ultimi 50 anni.

E se l’Italia piange, gli altri Paesi europei non ridono. In Portogallo un minuscolo vermicello, il Bursaphelenchus xylophilus, ha fatto strage di pini. Nel Regno Unito gli insetti invasori stanno abbattendo frassini, querce e faggi, dopo che il fungo parassita Ophiostoma ulmi aveva fatto quasi estinguere gli olmi.

Mentre la Francia è alle prese con l’invasione di Obama nungara (v. foto sotto), un verme piatto capace di mangiare tutte le altre specie di lombrichi, essenziali per rendere più fertili i terreni. Il verme si è diffuso ormai nell’80% del territorio francese.

 

«Nel mondo, la lista delle specie aliene dannose è aumentata del 70% negli ultimi 50 anni», avverte Peter Pysek del Dipartimento di ecologia dell’Università di Praga su Biological reviews. «Oggi siamo arrivati a oltre 17mila specie segnalate in tutto il mondo: è il numero più alto nella storia e non presenta segni di rallentamento. E gli insetti superano tutte le altre categorie di animali».

Perché questa esplosione proprio ora? «I due fattori trainanti sono il commercio internazionale e il riscaldamento globale», scrive su Nature Corey Bradshaw, docente di ecologia all’Università Flinders di Adelaide, Australia.

«Gli insetti sono autostoppisti invisibili nei container, nei pallet, e ancor più nel trasporto di piante ornamentali. Possono viaggiare anche nei bagagli dei turisti o sui rifiuti di plastica che galleggiano in mare. E l’aumento delle temperature crea un habitat favorevole anche per gli organismi che arrivano da Paesi caldi».

Ecco perché i Paesi col maggior numero di specie invasive (Usa, Europa, Cina) sono spesso anche i più ricchi: la globalizzazione dei commerci e dei turisti porta con sé questi effetti collaterali.

 

Il prezzo da pagare è altissimo: si stima che, su scala mondiale, i costi di gestione e di risanamento delle specie invasive siano di 160 miliardi di dollari l’anno.E gli insetti da soli pesano per metà di questi costi.

«Per millenni gli insetti hanno diffuso malattie infettive terribili nell’uomo e nel bestiame, devastando le colture e le scorte di cibo, danneggiando gli ambienti naturali», ricorda Bradshaw. Non a caso, l’insetto alieno più costoso è la zanzara tigre, che veicola varie malattie virali (dengue, zika, chikungunya).

In generale, questi minuscoli invasori possono alterare in modo pesante l’equilibrio naturale: «Distruggono le specie autoctone, modificano il funzionamento degli ecosistemi alterando il ciclo di nutrienti e diffondendo contaminanti», ricorda Pysek.

«Ecco perché le specie invasive sono il quinto motore globale della perdita di biodiversità, dopo lo sfruttamento del suolo e del mare, l’allevamento intensivo, il cambio climatico e l’inquinamento».

 

2. CASTAGNE, KIWI E POMODORI

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Ma quali sono gli organismi che destano più preoccupazioni in Italia?

Con l’aiuto del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) abbiamo identificato le 10 specie più pericolose. Ma l’elenco completo è molto più lungo.

In Italia gli effetti delle specie invasive sono tangibili da tempo. «Negli ultimi anni», dice Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti, «si è ormai diffuso il cinipide del castagno, una piccola vespa cinese (Dryocosmus kuriphilus) che depone le uova nelle gemme, riducendo la produzione di frutti.
Non riusciremo mai più a eguagliare i raccolti degli anni passati. La Tuta absoluta, un lepidottero, sta attaccando le piante di pomodoro.
Il cancro batterico dell’actinidia (Pseudomonas syringae patovar actinidiae,
foto sotto) gli alberi di kiwi. E il punteruolo rosso, un coleottero asiatico, ha fatto strage di palme nel Sud Italia».

È un problema gigantesco ed esplosivo. Spesso riusciamo a identificare questi organismi dopo anni dal loro ingresso, ed è molto difficile prevedere quali di loro diventeranno pericolosi.

 

Fra questi ultimi preoccupano la Bactrocera dorsalis, mosca orientale della frutta. «È stata intercettata in due frutteti nelle province di Napoli e Salerno. È originaria dell’Asia tropicale e non è presente in Europa. Speriamo siano casi isolati, dato che questo insetto può attaccare i frutti di quasi 500 diverse piante: se si diffondesse in Italia sarebbe devastante per tutto il settore ortofrutticolo.

Dobbiamo stare attenti anche al già citato nematode del pino, che ha messo in ginocchio il Portogallo, e al Dendrolimus sibiricus, una farfalla le cui larve si nutrono di pino e larice: è stata trovata in Slovenia, quindi è una minaccia a partire dai boschi del Friuli-Venezia Giulia.

Una volta diffusi, il problema non è solo fronteggiare popolazioni ormai diventate massicce. Ma, soprattutto, trovare armi efficaci per combatterle. Che possono essere di tre tipi: meccaniche (reti di protezione, trappole), chimiche (insetticidi) e biologiche, come la liberazione nell’ambiente di specie antagoniste. Ma quando un focolaio viene scoperto tardi, l’unica possibilità di fermare l’invasione è bruciare le piante infestate.

Ecco perché, dove possibile, si usa soprattutto la lotta biologica: combattere un insetto con il suo nemico naturale. È questa la strategia adottata per combattere la cimice asiatica (v. foto sotto): nell’ultimo anno sono stati liberati nel Nord Italia 66mila esemplari di vespa samurai, un insettino che depone le uova in quelle della cimice, decimandone le popolazioni.

 

3. LOTTA GENETICA E CANI ALLE FRONTIERE

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Ma questa strategia è lunga e complicata. Occorrono infatti anni per trovare e testare una specie antagonista che possa essere introdotta, dopo aver verificato che non sia dannosa per l’ambiente e per l’uomo; e altri anni perché si diffonda in maniera capillare ed efficace.

Nella lotta biologica rientrano anche raffinate tecniche di bioingegneria: le zanzare tigre, ad esempio, possono essere sconfitte infettando i maschi con un batterio che li rende sterili.

La Oxitec ha modificato un gene delle zanzare maschio: quando queste zanzare “modificate” si accoppiano con femmine selvatiche, generano discendenti femmine incapaci di volare.

Di recente la Monsanto è stata autorizzata dal governo degli Usa a vendere un mais transgenico capace di silenziare i geni nella diabrotica del mais (v. foto sotto), un coleottero. «Ma queste tecniche possono causare anche effetti non voluti sull’ambiente, vanno usate con molta prudenza», avverte Pysek.

 

Che fare allora? Per i produttori ortofrutticoli, la via maestra è una sola: la prevenzione. I Paesi europei dovrebbero fare controlli più capillari e severi sulle merci di importazione. Piante ornamentali, alimenti, ma anche altre merci (lavatrici, automobili, arredi) possono veicolare specie dannose.

Il modello, in questo, sono la Nuova Zelanda e l’Australia che hanno introdotto controlli fitosanitari molto severi nei loro punti di ingresso, con l’utilizzo di raggi X e cani appositamente addestrati. Diverse merci sono sottoposte anche a periodi di quarantena e fumigazioni.

Anche l’Italia, però, si sta muovendo. Da quest’anno i punti di ingresso in Italia sono scesi da 52 (il numero più alto in Europa) a una trentina. È un passo importante, che riduce i rischi d’ingresso di ospiti indesiderati. E stiamo testando l’impiego di cani alle frontiere per i controlli su piante e alimenti.

 

Secondo i parametri europei, la dotazione minima per i servizi fitosanitari sarebbe per l’Italia di 1.600 addetti. Noi ne abbiamo 500.

Ma oltre ai tecnici specializzati, sono i cittadini le capillari sentinelle contro gli invasori: il Servizio fitosanitario nazionale del ministero per le Politiche agricole ha avviato quest’anno Morgana, un sito internet (https://morgana-segnalazioni.imagelinenetwork.com/it/) che permette di segnalare, con foto e indicazioni geografiche, la presenza di organismi dannosi.

«Finora», spiega Bruno Faraglia, direttore del Servizio fitosanitario al ministero delle Politiche agricole, «abbiamo ricevuto un centinaio di segnalazioni. Gli organismi dannosi sono difficili da rilevare e i cittadini diventano sentinelle insostituibili per monitorare il nostro territorio».

Nella foto sotto, un tarlo asiatico: ha infestato molte piante in Lombardia e nelle Marche.

 

4. Le specie invasine molto pericolose che stanno colonizzando l'Italia

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- CIMICE ASIATICA
Halyomorpha halys, insetto
Provenienza: Asia.
Diffusione (anno di segnalazione): Tutta Italia, 2012.
Danni: Attacca frutteti e orti (pesco, melo, fagiolino, soia, ciliegio, lampone e pero). In corso la lotta biologica: liberazione nell’ambiente di insetto antagonista (vespa samurai, Trossolcus japonicus).
Contromisure: Uso di reti anti insetto.

 

- TARLO ASIATICO
Anoplophora chinensis e glabripennis, insetto
Provenienza: Asia.
Diffusione (anno di segnalazione): Lombardia, Marche, 2000.
Danni: L’Anoplophora chinensis infesta molte specie arboree e arbustive scavando gallerie nei fusti e nelle radici. La specie glabripennis infesta varie piante (pioppi e salici) attaccando la chioma.
Contromisure: Abbattimento delle piante colpite.

 

- SCARABEO GIAPPONESE
Popillia japonica, insetto
Provenienza: Asia.
Diffusione (anno di segnalazione): Lombardia, Piemonte, 2014.
Danni: Infesta più di 300 diverse specie vegetali tra cui piante da frutta, da giardino e numerosi tipi di piante coltivate. Mangia foglie, radici, frutti.
Contromisure: Trappole, reti trattate con insetticida.

 

- MOSCERINO DEI PICCOLI FRUTTI
Drosophila suzukii, insetto
Provenienza: Asia.
Diffusione (anno di segnalazione): Gran parte d’Italia, 2009.
Danni: Attacca i piccoli frutti (ciliegie, mirtilli e uva).
Contromisure: Insetticidi, reti. In corso lotta biologica con liberazione di un insetto antagonista (Ganaspis brasiliensis).

 

- COCCINIGLIA TARTARUGA DEL PINO
Toumeyella parvicornis, insetto
Provenienza: Nord-Centro America.
Diffusione (anno di segnalazione): Campania, Lazio, Abruzzo e Puglia, 2014.
Danni: Indebolisce i pini succhiandone la linfa e riversando una melata su rami e germogli.
Contromisure:  Iniezioni di insetticida nei tronchi. Si stanno studiando possibili insetti antagonisti per la lotta biologica.

 





5. Le specie invasine molto pericolose che stanno colonizzando l'Italia

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- CIMICE DEI PINI
Leptoglossus occidentalis, Insetto
Provenienza: Nord America.
Diffusione (anno di segnalazione): Tutta Italia, 1999. Punge le pigne e i pinoli, disseccandoli.
Contromisure: Lotta biologica - rilascio di un insetto antagonista (Gryon pennsylvanicum).

 

- CALABRONE ASIATICO
Vespa velutina, Insetto
Provenienza: Asia.
Diffusione (anno di segnalazione): Liguria, Toscana, Veneto, Piemonte, 2012.
Danni: Predatore delle api.
Contromisure: Distruzione dei nidi.

 

- XYLELLA FASTIDIOSA SUBSPECIE PAUCA
Batterio
Provenienza: Americhe.
Diffusione: Puglia, 2009.
Danni: In Italia ha attaccato gli ulivi, ma può causare danni ad altre piante.
Contromisure: Abbattimento delle piante nella fascia di contenimento, interventi per controllare le popolazioni di insetti vettori (Philaenus spumarius), selezione di varietà di olivo resistenti o tolleranti.

 

- SHARKA O VIRUS DELLA VAIOLATURA DELLE DRUPACEE
Plum Pox Virus, Virus
Provenienza: Europa Orientale.
Diffusione (anno di segnalazione): Tutta Italia, 1973.
Danni: Attacca i frutti (pesca, ciliegia, albicocca, susina, mandorla) e può portare alla morte della pianta.
Contromisure: Distruzione delle piante infette, controllo degli insetti vettori (afidi).

 

 

 

- FLAVESCENZA DORATA DELLA VITE
Ca. Phytoplasma vitis, Batterio
Provenienza: Nord America.
Diffusione (anno di segnalazione): Nord Italia, 1963.
Danni: Fa seccare i vasi linfatici della vite.
Contromisure: Insetticidi contro l’insetto vettore (Scaphoideus titanus).

 








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