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I 5 grandi nemici del tuo cuore

Oggi sappiamo che le patologie cardiovascolari non sono dovute a una causa unica ed esclusiva, ma alla combinazione di più fattori di rischio cor­relati.

Presi singolarmente essi non costituiscono un grosso pericolo, ma se sono associati fra loro possono concorrere a creare un terreno favorevole all’atero­sclerosi che è la lesione alla base della maggior parte delle malattie cardiovascolari.

I fattori di rischio cardiovascolare si distinguono in due grandi gruppi:
■ non modificabili, come per esempio il sesso e l’età. È noto, infatti, che il rischio cardiovascolare aumenta con l’avanzare dell’età. Inoltre esso dipende dal sesso: per esempio, fino ai 50 anni il rischio di infarto e ictus è più alto nei maschi che nelle femmine, ma dopo i 50 anni, os­sia con l’inizio della menopausa, si alza significativamente anche nella donna. Il “gentil sesso”, inoltre, è più colpito da disturbi di tipo venoso come varici, flebiti e tromboflebiti.
■ Modificabili: il fumo di sigaretta, la pressione alta, l’aumento dei grassi e degli zuccheri nel sangue, il sovrap­peso, la sedentarietà e lo stress.

È su questi fattori che vanno con­ centrati gli interventi preventivi e curativi, anche nell’ambito della medicina naturale. Vediamoli ora nel dettaglio.

 

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1. IL FUMO DI SIGARETTA

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Tutti gli studi scientifici dimostrano in modo inequivocabile che il fumo di sigaretta agisce sfavorevolmente sulla salute del cuore e dei vasi.

Si imputa proprio al fumo l'aumento del rischio cardiovascolare nelle donne negli ultimi 40 anni, come diret­ta conseguenza del maggiore consumo di sigarette da parte del sesso femminile rispetto al passato.

L'effetto negativo del fumo, inoltre, è potenziato quando i gras­si nel sangue sono elevati. In alcune popolazioni del Giappone, infatti, che hanno bassi livelli di colesterolo nel sangue, l'incidenza di infarto è bassa nonostante un elevato consumo di sigarette.

"Ho detto basta al fumo". In quanto tempo riduco i rischi?
Smettendo di fumare, i benefici iniziano a farsi subito sentire. Vediamo quali sono in base al tempo che passa dall'ultima sigaretta.
Dopo soli 20 minuti la pressione torna normale.
Dopo 8 ore i valori nel sangue di monossido di carbonio si dimezzano.
A distanza di 72 ore i bronchi si rilassano e migliora il livello energetico complessivo.
In 2 settimane si implementa l'irrorazione sanguigna.
In un anno si dimezza la possibilità di avere un infarto e dopo 5 anni quest'eventualità torna a essere uguale a quella di una persona che non ha mai fumato.
Dopo 15 anni la probabilità di avere un attacco cardiaco diventa equivalente a quella di un non fumatore.

Per superare le crisi da assenza di nicotina prendi 3 granuli di Nux vomica alla 5 CH 3 volte al dì: calmano il nervosismo.

 

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2. L’ALIMENTAZIONE SBILANCIATA

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L'alimentazione incide significativamente sul rischio cardiovascolare.

Occorre perciò evitare gli errori alimentari più comuni tra cui:
■ eccessivo consumo di grassi. In particolare, tra i grassi sono soprattutto le LDL (lipoproteine a bassa densità) le principali imputate nella genesi delle al­terazioni aterosclerotiche. Esse aumentano soprattutto con il consumo di acidi grassi "saturi" (per esempio, carni grasse);
■ troppi zuccheri raffinati favoriscono la tendenza all'iperglicemia (aumento del livello di glucosio nel sangue);
■ eccedere con l'alcol. Entro certi limiti l'alcol protegge i vasi san­guigni.
Sembra che 10-30 g di etanolo al giorno (1-3 bicchieri di vino o 1-3 bottiglie di birra) per gli uomini e 10-20 g per le donne siano da considerarsi sicuri. Ol­tre questi livelli l'alcol aumenta il rischio d'ipertensione e ictus emorragico;
■ surplus di cloruro di sodio (sale da cucina). Favorisce l'ate­rosclerosi perché fa aumentare la pressione.

Attento a come combini i cibi! Con alimentazione sbilanciata ci riferiamo a tutta una serie di errori che si basano non solo sulla scelta dei cibi che portiamo in tavola (troppo conditi e ipercalorici), sulle quantità spesso eccessive, ma anche su come li combiniamo.

La regola d'oro è quella di non mescolare proteine di tipo diverso: se mangia­mo la carne mai abbinarci anche i legumi. Fai più spuntini ai giorno! Bevi 3 centrifugati di frutta e verdura fresca di stagione al giorno. Così non ti siedi a tavola con troppa fame.

 

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3. IL SOVRAPPESO

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C'è una stretta correlazione tra sovrappe­so e rischio di malattia cardiovascolare.

In particolare, il rischio cresce in modo proporziona­le all'alimento dell'indice di massa corporea (IMC o Body Mnss Index, BM1) che viene calcolato dividendo il proprio peso (in Kg) per il quadrato dell'altezza (espressa in metri).

Una persona normopeso ha un BM1 compreso tra 18,5 e 24,9.

Al di sopra di 25 si entra nella categoria del sovrappeso che si traduce in un pericolo maggiore d'incorrere in manifestazioni pato­logiche come ipertensione, colesterolo alto e diabete.

Come in una lunga catena, queste condizioni cliniche sono a loro volta i fattori di rischio maggiori delle ma­lattie cardiovascolari più importanti. Ma che pericoli corri se non scendi di peso?

L'aumento della massa corporea si traduce nell'"obbligo" per il muscolo cardiaco a svol­gere un lavoro maggiore rispetto a quello che farebbe per un soggetto normopeso.

Ciò può provocare affanno cardia­co, che si traduce facilmente nel rischio d'ipertensione, nell'au­mento del "colesterolo cattivo", dei trigliceridi e della glicemia nel sangue.

Spesso, inoltre, obesità e sovrap­peso si associano alla sedentarietà e quindi a basse prestazioni cardiovascolari. Il rischio cresce, inoltre, se l'adipe si accumula a livello addominale.

 

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4. LA SEDENTARIETÀ

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A determinare il sovrappeso oltre all'alimentazione sbilanciata è lo stile di vita sedentario. Ma di che cosa è frutto la sedentarietà?

Molti risponderanno della pigrizia, che è sicuramente un fattore determinante, ma non è il solo.

A renderci sedentari gioca un ruolo de­terminante il tipo di lavoro che facciamo che ci "costrin­ge" ore e ore seduti davanti al computer. Correggi la pigrizia e l’inattività con semplici esercizi quotidiani.

Basta una piccola variazione dello stile di vita con l'adozione di un'attività fisica mo­derata, anche in età avanzata, per avere un effetto positivo sulla salute e sulla riduzione del rischio cardiovascolare.

L'attività fisica può essere svolta con rego­larità anche da chi conduce una vita piena di impegni. È sufficiente, infatti, cambia­re delle piccole abitudini.

Per esempio se per andare al lavoro usi i mezzi pubblici esci di casa 5 minuti in anticipo e scendi alla fermata prima. Cam­minare anche solo 10 minuti mette in moto la circolazione e fa lavorare bene il cuore mi­gliorandone le prestazioni.

Se invece sei in un'età che ti permette di avere più tempo a disposizione, prevedi almeno mezz'ora di passeggiata al giorno. In genera­le, comunque, il livello di esercizio fisico va personalizzato in base all’età e alle con­dizioni cardiovascolari basali.

In un sog­getto adulto sano si raccomanda di praticare esercizio aerobico (il nuoto, la bicicletta ecc.) per 20-30 minuti 4-5 volte a settimana.

Le attività aerobiche: camminare, nuotare, andare in bicicletta per circa mezz'ora 4-5 volte a settimana sono pratiche che fortificano il muscolo cardiaco.

 

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5. LO STRESS

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La medicina riconosce allo stress un ruolo im­portante nella genesi delle patologie cardiova­scolari, in particolare per l 'ipertensione e la cardiopatia coronarica.

Le emozioni, infatti, possono modificare il battito cardiaco, la pressione e quindi le prestazioni del cuore.

Il nostro organismo fatica ad adattarsi ai fatto­ri stressanti, che possono essere oggettivi o soggettivi; esterni (condizioni di lavoro insoddisfacenti, troppe re­sponsabilità), o interni (per esempio pensieri ossessivi).

In fase acuta la risposta allo stress può essere positiva, ma se si protrae nel tempo può esaurire le energie psicofisi­che ripercuotendosi sull'attività cardiocircolatoria.

Nello stress sono implicati diversi neurotrasmet­titori e ormoni. In quello acuto sono soprat­tutto l'adrenalina e la noradrenalina prodotte dalla midollare del surrene a modificare le prestazioni cardiache.

In quello cronico, invece, le modificazioni sono lega­te soprattutto al cortisolo, un ormone prodotto dalla corticale del surrene, che favorisce, per esempio, l'aumento della pressione sanguigna.

Lo stress è spesso associato a stati d'animo di fru­strazione, tristezza e depressione che contribuisco­no ad alterare la funzionalità della "pompa cardiaca".

Dato che non sempre è possibile eliminare i fattori stressogeni, il modo migliore è cercare di adattarcisi con strategie di rilassamento.

La melissa è sedativa. Gli estratti di questa pianta da usare per una tisana serale favoriscono il rilassamento.

 

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